S. Arsenio

La Storia
Di fondazione altomedioevale, Sant’Arsenio deve sia l’agionimo sia la fondazione ai monaci italo-greci (VIII-IX sec.) Il primogenio nucleo abitativo detto “Serrone”, nomenclatura greca indicante l’inaccessibilità del luogo, la dice lunga sull’origine del piccolo insediamento urbano che tra ‘5-‘700 conobbe il suo massimo sviluppo al punto da divenire un modello insediativo unico ed esemplare nell’intero contesto urbanistico valligiano sia per le sue caratteristiche architettoniche sia per le tipologie rurali adottate. Situato sulla parte alta del paese, oggi è facilmente raggiungibile sia mediante delle scalinate litiche sia mediante la strada rotabile. Il borgo pur mantenendo a sprazzi la sua fisionomia architettonico stilistica arcaica, in seguito ad una discutibile riqualificazione iniziata qualche anno fa, sta conoscendo momenti di stravolgimento identitari di notevole rilievo, tanto da comprometterne notevolmente l’antico ed originario assetto urbano, architettonico ed antropico. Infatti, prima dell’inizio dell’operazione economica, il borgo era discretamente abitato dagli indigeni, i quali dopo esproprio coatto hanno lasciato l’antico sito per trasferirsi a valle, con le debite conseguenze che il caso comporta. L’intero tessuto urbano arcaico è costituito da una serie di case edificate sulla nuda roccia, il cui ingresso è caratterizzato da portali litici databili tra ‘5 e ‘700. La lineare conformazione urbana si dipana dal basso verso l’alto al cui vertice è ubicato l’antico fortilizio militare-residenziale del 1598 (rimaneggiato ed ampliato da don Gaetano Kalà nel 1691), mentre nell’800 venne adibito a Municipio e nel ‘900 a civile abitazione. Il primitivo insediamento architettonico ben si raccorda con il nucleo urbano formatosi nel corso dei secoli e sviluppatosi a valle, all’indomani della bonifica. Buona parte d’esso regala ancora oggi qualche traccia superstite dell’antica caratteristica dei portali litici d’ingresso (in pietra locale), arricchiti da suntuose ed allegoriche chiavi di volta a motivi araldici, floreali, animali, vegetali, antropomorfi o semplici incisioni delle iniziali dei proprietari, distinguendolo dai Comuni vicini. I portali superstiti scampati alla furia devastatrice del Sisma del 1980 o all’ignoranza della gente, recano in buona parte la data post Tremuoto 1857, il che fa pensare ad una notevole campagna edilizia intrapresa dalla Municipalità all’indomani del Tremuoto suddetto e che ad onor del vero per Sant’Arsenio non comportò danni ingenti, come la vicina Polla, né a cose né a persone. Interessanti risultano anche i toponimi viari che sono scampati all’oblio e che rimandano, chiaramente, alla presenza Normanna in queste terre e contrade. Infatti, ci si può trovare in Rue come quella Stella o Ceraso (attuali via A. Cafaro e P. Ciliberti), oppure in Palco soprano e sottano, Vico Ailante, a la Braida o alla Difesa, e finendo in Via Lombardia sottana e soprana. Grazie alla sua collocazione pedemontana, il Comune non manca d’interessanti siti naturali. Meritevole di attenzione, uno fra tutti, è il Monte Carmelo (1145 mt. slm). Sito naturalistico di facile accesso grazie alla strada rotabile che s’inerpica tra lussureggianti castagneti e faggeti, fino a raggiungere la vetta dove è ubicato il piccolo Santuario dedicato all’eponima Vergine del Carmelo (edificato nel 1952), e più in basso un’ampia distesa verde, detta “Lago”. Dalla terrazza naturale offerta dal Santuario è possibile godere di un panorama mozzafiato da cui trarne una istantanea dell’intero Vallo di Diano. Lasciato il Santuario si può piacevolmente trascorrere la giornata all’aperto a contatto con la flora, la fauna e la vegetazione montana. Infatti, nella zona detta Lago, antico sito risalente al Pleistocene, come dimostrano i fossili rudisti, è possibile riposare e godere del verde attrezzato a pic nic. Inoltre, tutta una serie di percorsi attrezzati contribuiscono a rendere apprezzabile la permanenza e la natura che in tutto il suo rigoglìo si offre spettacolare soprattutto nelle stagioni primavera ed autunno, allorquando la cromia colorativi della vegetazione contrasta con l’azzurro del cielo terso. In vetta non manca d’incontrare sia la razza bovina podolica sia cavalli allo stato brado, infatti, ben si presta l’intero massiccio calcareo all’allevamento dei suddetti capi di bestiame. Fonte storica