Oasi Naturale di Mandranello. Vegetazione e Geologia

La vegetazione di Mandranello
Le formazioni vegetazionali maggiormente rappresentate nell’area sono da ricondursi a tre tipologie:
– bosco di faggio (Fagus sylvatica);
– bosco misto di neoformazione a prevalenza di Fagus sylvatica;
– rimboschimento misto di conifere a Pinus nigra, Cupressus sempervirens e Abies alba;
– le formazioni erbacee: pascoli e prati-pascoli
Il bosco di faggio circonda l’intera piana di Mandranello, mostrando una struttura piuttosto irregolare ma
impreziosita da elementi di notevoli dimensioni, sia in termini di diametro del fusto che di altezza.
Il piano arboreo à da considerarsi monofitico, costituito esclusivamente dal faggio mentre il piano arbustivo
vede la presenza di sporadici individui di agrifoglio (Ilex aquifolium), in alcuni casi dalle ragguardevoli
dimensioni.
Lo strato erbaceo, come solitamente accade all’interno delle formazioni a Fagus sylvatica, è piu’ evidente li’
dove lo strato arboreo risulta più rado ed è caratterizzato dalla presenza di Cyclamen repandum, Melica
uniflora, Scilla bifolia, Allium ursinum e specie ubiquitarie come Asperula odorata.
Bosco misto di neoformazione a prevalenza di Fagus sylvatica La ridotta incisvità del pascolo, ha fatto si’
che il bosco si diffondesse su superfici occupate da formazioni erbacee ed arbustive, costituendo boschi
misti di neoformazione, dalla struttura disetanea ed irregolare, presente in particolare nel settore
meridionale dell’area. Lo strato arboreo di questi soprassuoli è caratterizzato, oltre che dalla presenza del
faggio, da individui di ontano napoletano (Alnus cordata), acero (Acer sp.pl.) e nocciolo (Corylus avellana)
nei settori piu’ umidi. Grazie alla scarsa densità del piano arboreo, lo strato arbustivo è ricco di specie dei
Prunetalia spinosae come prugnoli, biancospini e rose canine, rovi mentre lo strato erbaceo è composto
principalmente da festuca, erba laurina e viola silvestre.
Rimboschimento misto di conifere a Pinus nigra, Cupressus sempervirens e Abies alba. In prossimità della
località Boccaglie di Mandrano si rinviene la presenza di una fustaia mista a conifere. La fustaia, di origine
artificiale, impiantata ad opera dell’Amministrazione forestale tra gli anni ’50 e ‘70, risulta in discrete
condizioni vegetative, uniformemente distribuita e a densità colma. Oltre alle conifere, all’interno dello
strato arboreo è possibile rinvenire latifoglie come ontano napoletano, faggio e cerro (Quercus cerris) Lo
strato arbustivo vede la presenza quasi esclusiva del biancospino (Crataegus monogyna) mentre lo strato
erbaceo è costituito da Lotus corniculatus (ginestrino) e Ruscus aculeatus (pungitopo; nei settori piu’ umidi
è diffusa la felce (Pteridium aquilinum), a costituire tappeti quasi continui.
Formazioni erbacee: pascoli e prati pascoli. Sono presenti soprattutto in prossimità del settore
pianeggiante di Mandranello e le specie che li caratterizzano sono Briza minor (sonaglini minori), Dactylis
glomerata (erba mazzolina), Bellis perennis (margherita comune), Leontodon crispus (dente di leone),
Trifolium pratense (trifoglio violetto), Trifolium repens (Trifoglio ladino), Asphodelus albus (asfodelo
bianco), Ononis spinosa (arrestabue), Eryngium ametistinum (calcatreppola campestre), Lotus corniculatus
(Ginestrino), Sylibum marianum, Viola sp., narcissus poeticus etc. A tali specie, spesso si uniscono splendide
orchidee quali Orchis morio, Orchis italica, Orchis mascula etc.
In alcuni casi, i prati-pascoli vedono la presenza di arbusti come Cytisus scoparius, Rosa canina, Crataegus
monogyna che, in alcuni casi, si fanno predominanti al ridursi dell’impatto del pascolo. Nella porzione
centrale della piana, in prossimità dell’inghiottitoio carsico (1059 m slm), in relazione alle diverse condizioni
ambientali legate alla presenza di umidità edafica, la composizione specifica cambia e si rinvengono specie
erbacee come Rumex crispus, Ranunculus repens, Alopecurus pratensis e zone prevalentemente occupate
dagli equiseti con Equisetum arvense. Spiccano le tife (Typha latifolia), specie fortemente igrofile, con le
loro infiorescenze marroni all’apice del fusto.
L’intera area rientra all’interno della Zona Speciale di Conservazione Monti della Maddalena, rientrante
nella Rete Natura 2000 Campania costituita da circa 100 aree riconosciute a livello europeo e tutelate dalla
Direttiva Habitat e dalla Direttiva Uccelli.

Dott.ssa Maria Pompili

La catena dell’Appennino campano sud orientale rappresentato dai
Monti della Maddalena in provincia di Salerno.
Introduzione:
La catena dell’Appennino meridionale dei Monti della Maddalena, è
ubicata nella regione Campania, nella porzione indicata a Sud-Est della
provincia di Salerno; è una struttura montuosa la cui geometria si allinea
per una lunghezza di circa 35km, lungo il bordo orientale del Vallo di
Diano, tra il territorio comunale di Caggiano a NW e di Casalbuono a SE.
La catena costituisce il perimetro ad Est della pianura come detto, con
cime montuose che raggiungono quote di circa 1600mt, e separa di fatto
la pianura del Vallo di Diano ad Ovest (con quota media pianura a circa
+450mt/slm) da quella della Val d’Agri ad Est (con quota media pianura a
+500mt/slm), con un dislivello tra valli-cime di circa 800-1000mt.
La catena lungo il perimetro a Est del Vallo di Diano, nel complesso, ha un
andamento geometrico con versanti frastagliati da incisioni strutturali e
canali-torrenti montani che incidono i versanti prevalentemente rocciosi
di natura calcareo-silicea e detritica. L’ampiezza della base della catena è
mediamente compresa tra 1-1,5km e va gradualmente restringendosi
verso la cresta fino a raggiungere ampiezze variabili da alcune centinaia di
mt, nei punti vallivi endoreici montani, fino a poche decine di mt presso le
varie cime, dove gli spartiacque sono allineati anche in poche decine di mt
di ampiezza.
La viabilità e la percorribilità degli attraversamenti della catena è
assicurata da 4 allineamenti stradali interregionali principali presso
Caggiano-Atena-Padula-Montesano, che consentono di raggiungere
velocemente la zona lucana della Val d’Agri ad Est; tutte le altre viabilità
comunali asfaltate, battute e varie strade carrabili e sentieristica
consentono di collegare facilmente tutti punti più rappresentativi eco-
naturalistici e religiosi presenti su queste montagne.
La zona montana e pedemontana ad ovest, quest’ultima occupata dai
borghi abitati storici, a partire da Nord Caggiano, Atena Lucana, Sala
Consilina, Padula, Montesano sulla Marcellana e Casalbuono a Sud

rappresenta a costituisce un notevole ed incontaminato habitat-
patrimonio ecologico, naturalistico e urbanistico rurale rappresentativo
della dell’area e della storia delle comunità agricole e silvo-pastorali del
Vallo di Diano a partire dal periodo età del bronzo-etrusco-pre/romano,
evoluzione tardomedievale, risorgimentale e fino a i secoli recenti.

Descrizione morfogenetica e geologica dei Monti della Maddalena:
I Monti della Maddalena, hanno rappresentato nella storia e nella
evoluzione geologico strutturale, un “alto geostrutturale” costituito da
sedimenti a maggioranza carbonatica a sedimentazione organogena
marina di ambiente a scogliera.
I vari strati-livelli, hanno subito nelle fasi di decine di milioni di anni di
sedimentazione, un progressivo ispessimento ed il conseguente processo
di “litificazione” e stratificazione anche per diverse centinaia di mt di
potenza.
Le successive deformazioni tettoniche connesse alla compressione Africa-
Europa ed alla pressione-compressione-subduzione-deformazione dei
sedimenti marini costieri e profondi oceanici, a partire da non meno di
60milioni di anni, hanno provocato la riduzione dell’area oceanica nel mar
Tirreno e determinato anche il sollevamento della catena Appenninica
occidentale-meridionale generale, a partire dai monti del Lazio-Matese-
Piana Campana-Lattari-Picentini-Marzano/Ogna-Alburni-Cervati-Monti
della Maddalena, e più a Sud i Monti della Catena lucano-calabra costiera
con M.te Sirino e M.te Pollino ecc….ecc. ancora più a Sud.
Il tutto con intenso vulcanismo attivo connesso, oggi in gran parte sopito,
e con collegati imponenti sconvolgimenti tettonici e forme di elevata e
spiccata sismicità, prevalentemente ubicati su allineamenti
geostrutturali/faglie regionali, che hanno delineato i principali profili
geometrici e le ossature delle principali, più deformate ed elevate, forme
orogenetiche dell’Appennino, qui indicato come campano-lucano.

Il progressivo sollevamento della catena montuosa dei Monti della
Maddalena, con una generale deformazione-allineamento in direzione
NW-SW, anche in “microstrutture” deformate “in più alte ed in altre più
basse” e la frammentazione di questi blocchi, secondo progressivi
allineamenti di faglie perimetrali, ha reso possibile la creazione, anche
sulla cresta della catena, di una sequenza di piccole depressioni-laghetti
montani, pressochè allineati, alla quota media di circa 1050mt slm, ed
intrappolati dalle creste dei profili montuosi perimetrali.
Queste caratteristiche depressioni-piane endoreiche, sono ubicate
prevalentemente in territorio di Atena Lucana (loc. Pozzi), Padula (loc.
Mandranello, Mandrano, Campolongo) e Montesano s. M. (loc. Spigno,
Tardiano Magorno e Cessuta).
Le despressioni, a forma di catino-bacino idrogeologico, rappresentano,
nel loro complesso, delle ampie aree pene-pianeggianti, con un fondo
depresso con sedimento-deposito terrigeno alluvionale sabbioso-limoso-
ghiaioso, poco permeabile, sede di piccoli laghetti di accumulo delle
acque piovane. Sul piano tipografico più depresso delle aree pianeggianti,
sono presenti diversi punti di infiltrazione concentrata delle acque
piovane in caratteristici “inghiottitoi”, che costituiscono i recapiti delle
acque di ruscellamento superficiale direttamente nei bacini idrogeologici
sotterranei, che sono il serbatoio delle acque delle falde in rete. Questi
serbatoi idrogeologici sono sede nelle rocce carbonatiche ipogee, e danno
luogo a numerose sorgenti e/o gruppi sorgivi che punteggiano,
variamente, il versante Est lucano ed Ovest Campano, ai quali attingono
gli importanti acquedotti regionali e comunali locali.
Queste grandi risorse idrogeologiche sono di inestimabile valore per la
sopravvivenza dell’habitat eco-naturalistico e faunistico, oggi presente e
conservato, nel sostentamento dell’attività agro-silvo-zootecnico e
pastorale e del mantenimento delle quantità e delle caratteristiche
idropotabili delle acque, imprescindibili per la salubrità ed il benessere
delle popolazioni; bene e risorse che possono semplicemente dichiararsi

quale eterno dono della natura e per il quale non si deve correre rischio di
sottoporle maldestramente ad alterazioni e/o inquinamento industriale.

Aree endoreiche di Mandrano e Mandranello:
Le piane di Mandranello e Mandrano sono due piccole pianure
endoreiche ubicate sullo spartiacque dei Monti della Maddalena che
separa il Vallo di Diano dalla Val d’Agri. La pianura di Mandrano si apre
nella zona “Boccaglie” e si raggiunge dopo 7 kmcirca di distanza dal borgo
di Padula, percorrendo la strada provinciale Padula-Paterno.
Questa piana endoreica raccoglie tutte le acque zenithali provenienti dai
bacini montani prevalentemente dai versanti a Sud, Loc. Campitelli ecc. e
forma 3 laghetti caratteristici sul lato orientale ai piedi del versante del
Monte Amoroso. Lungo la base del versante del monte si delineano i tre
ristagni-laghetti a seconda delle piovosità stagionali ed in particolare si
allineano vari punti di “ingoiamento” molto caratteristici delle acque di
ruscellamento nel sottosuolo, che si dirigono verso Est-Val d’Agri per
alimentarne le sorgenti locali (importanti gruppi sorgivi Oscuriello 1 ed
Oscuriello 2, Oscuriello Bassa e Vanzi, intercettati dall’Acquedotto Lucano
con portate di circa 90lt/sec.).
L’area di Mandrano è destinata all’attività agricola-zootencnica ed alla
pastorizia, con produzione di foraggio carni e prodotti caseari.
Alla distanza di circa 1,5Km dalla loc. Boccaglie, verso Nord, si apre l’area
della piana endoreica di Mandranello, una volta durante l’inizio del 1900
e fino al 1987 destinata per 80anni dal Ministero della Difesa ad area
militare per la conservazione e disposizione di un deposito di munizioni
ed armamenti, recintata e sorvegliata dai militari in servizio.
Questo stato di vincolo d’uso ministeriale e di chiusura, dalla
perimetrazione della pianura e lungo lo spartiacque sulle colline intorno,
posto a circa 1200mt di quota, ha consentito l’assoluta protezione e
conservazione dell’ambiente e dell’habitat florofaunistico locale,
impedendone complessivamente ed in maniera assoluta l’accesso.

Le caratteristiche geo-naturalistiche ed ambientali locali, confermano che
questa pianura è una gemella, più piccola, della piana endoreica della
vicina Piana di Mandrano; all’ingresso affiorano litotipi carbonatici di tipo
dolomia fortemente fratturata e “milonitizzata” (sabbia bianca), a queste
rocce si sostituiscono, entrando nell’area militare a ridosso dei grandi
capannoni a sinistra, rocce differenti (colore marrone rossastro ed anche
a scaglie silicee rossastre e verdastre) appartenenti ad un altro dominio
geologico, a sedimentazione marina profonda (tipo frane sottomarine
successive) che nelle varie “ere geologiche” si sono sovrapposte ed
anch’esse consolidate-litificate e movimentate dalle spinte (“deriva dei
continenti….”) tra le placche continentali occ.-oceano intermedio -placche
continentali orientali, con la consueta sovrapposizione/accavallamento e
sollevamento delle varie porzioni di catena montuosa appenninnica da
Nord a Sud.
In questa zona ampia della Piana di Mandrano-Mandranello, così come in
parte del tratto in salita sul lato sinistro, percorrendo la strada provinciale
a partire dal km 4, si possono notare affioramenti di rocce differenti in
“finestre tettoniche”, che evidenziano un “sovra-scorrimento” (dovuto
alle fortissime ma lente spinte laterali) tra i vari bacini marini a
sedimentazione diversa, l’uno sull’altro e sull’altro ancora. Alla successiva
evoluzione geologico-strutturale, con il successivo sollevamento e
frantumazione della catena montuosa, e geomorfologica con azione
erosiva, chimica e meccanica differenziata delle rocce affioranti, a seguito
della litologia dei versanti esposti al dilavamento delle acque ed all’effetto
diffrattivo del ghiaccio.
La natura dei rilievi sul lato Ovest della pianura, come detto, è del tipo
argillitico fliscioide, alla cui base dei versanti affiorano terreni classificati
geologicamente come scisti silicei; sono rocce a deposizione di torbida
sottomarina, litificate e fortemente deformate e scompaginate, ripiegate-
ribaltate e/o ondulate, con un intenso stato di fratturazione ed anche
sfoliazione. Queste deformazioni, naturali, sono dovute alle forti
compressioni e stress tettonico, dovute alle pressioni che hanno coinvolto

i grandi bacini sedimentari sottomarini a seguito dello spostamento delle
“placche” (deriva dei continenti).
Lungo questi versanti dei rilievi di Mandranello Ovest, a quote differenti
tra loro, per una distanza circa 800mt, sono presenti 3 o 4 gruppi sorgivi a
modesta portata, complessivi 1,5-2lt/sec. in periodo piovoso, che sono
interessanti da osservare per il sistema di captazione e per il
riconoscimento dell’uso in quanto addotti in una tubazione antincendio
sempre carico, ed in pressione, il cui perimetro e bocchette è posizionato
intorno alle “casamatte”, ad efficientare tutto il processo di eventuale
spegnimento.
Proseguendo il percorso, superando una struttura-ricovero per
agricoltori/pastori animali, di incerta età medioevale, precedentemente
usata dai “Certosini” e del relativo abbeveratoio collegato alla sorgente
sovrastante nel canalone, la roccia cambia e riprende il colore bianco
delle dolomie fratturate che sono strutturalmente sovrapposte ai terreni
multicolor descritti in precedenza.
Da questo punto di osservazione si può ammirare:
– il versante orientale della Valle di Mandranello dove si può ammirare lo
spettacolare laghetto di accumulo dell’acqua (che assume l’aspetto
stagionale di una lastra bianca ghiacciata in inverno ed in autunno il
colore ruggine delle foglie),
– il posizionamento lungo il piede la penisola a Nord/Est, di una zona dove
sono alcuni inghiottitoi diffusi e superficiali.
– l’ubicazione dell’inghiottitoio principale, a NE, che “assorbe-ingoia” le
acque del laghetto, con un canale artificiale di imbocco nella direzione nel
sottosuolo calcareo; verso Nord-Est-Val d’Agri-i gruppi sorgivi sottostanti
e, verso il Monte Amoroso, posizionato in direzione Est-S-EST, dove viene
recapitata porzione delle acque del laghetto di Mandranello nella
sorgente “Scuro Amoroso” (circa 6lt/sec).

Conclusioni e saluti:
I Monti della Maddalena e, in particolare, le Piane di Mandranello e di
Mandrano di Padula, costituiscono un esempio di eccellente
“mantenimento prolungato” ed un attuale presidio del patrimonio
econaturalistico ed ambientale nazionale, ubicato in una posizione
strategica baricentrica ed all’interno dei 2 Parchi Naturali del Cilento-Vallo
di Diano-Alburni e del Volturino-Val d’Agri, rispettivamente alla Regione
Campania ed alla Regione BAsilicata
Posseggono entrambe le caratteristiche ideali, in base alle peculiari
qualità geologico-strutturali, idrogeologiche ed ambientali ed in un
contesto di altissimo pregio naturalistico, tali da potere essere definite un
unicum geoparco candidabile Unesco.
Rappresentano, inoltre, un habitat esclusivo per le qualità dell’acqua,
eco- biologiche, ambientali e silvo-pastorali, con riferimenti particolari
anche ai possibili, qualificati, sviluppi turistico-didattici ed escursionistici.

Dott. Geologo Marcello Ferrigno.

Uniamo le nostre voci per un futuro migliore! ” 
Padula – Oasi Naturale di Mandranello.
Benvenuti a questo breve video accattivante sul tema forestale e geologico, realizzato come un gesto di volontariato gratuito. Voglio ringraziare in particolare due esperti che hanno contribuito a rendere possibile questo progetto.
Ringrazio la Dottoressa Forestale Maria Pompili per la sua preziosa consulenza nel campo forestale. Il suo contributo ci ha aiutato a comprendere meglio l’importanza delle foreste e a diffondere consapevolezza su come preservarle.
Un altro ringraziamento speciale va al Dottor Geologo Marcello Ferrigno. Grazie al suo sostegno, possiamo esplorare l’aspetto geologico dei nostri territori e capire come le formazioni geologiche influenzano l’ecosistema forestale.
Voglio inoltre esprimere gratitudine a Daniele Coccia e Michele Tropiano per le loro straordinarie riprese aeree con il drone. Grazie alle loro abilità tecniche, siamo in grado di catturare immagini mozzafiato delle aree boschive e dei paesaggi circostanti.
Un ringraziamento speciale anche ad Antonio Spolzino per la foto di apertura del video.
Grazie ancora a tutti coloro che hanno collaborato a questo progetto volontario. Speriamo che questo video possa contribuire a sensibilizzare le persone sull’importanza delle foreste e dell’ecosistema che le circonda.
Condividi la meraviglia del nostro paese.