Mandranello: Un Viaggio nella Memoria Tra Feudi, Soldati e Antichi Sentieri.
Mandranello è un luogo dove il passato e il presente si intrecciano, raccontando secoli di cambiamenti, contese e tradizioni. Passeggiando tra i suoi sentieri e le rovine, si percepisce la storia di un territorio che ha visto il potere feudale, la fede religiosa, le ferite della guerra e la saggezza agricola. Non è solo un punto sulla mappa, ma una storia viva che continua a raccontarsi. Un feudo conteso (XVI secolo): la lotta tra nobili e monaci Nel Cinquecento, Mandranello fu teatro di una disputa tra il nobile Ferrante Sanseverino e la Certosa di San Lorenzo. Il principe di Salerno chiedeva la restituzione di Mandranello, venduto ai monaci, sostenendo che la vendita non fosse stata regolare. La battaglia legale racconta di terre che non erano solo campi, ma simboli di potere.

Nel 1895, dopo l’Unità d’Italia, Mandranello cambiò volto.
Il Re Umberto I firmò un decreto che impose servitù militari sul territorio per costruire uno stabilimento per esplosivi. Da terra agricola, il territorio divenne strategico, limitando le libertà dei proprietari e dando inizio a un nuovo uso del suolo.

Mandranello nella Grande GuerraLa strada dei prigionieri e l’uomo che la
ricordava in silenzio.
Nel novembre del 1917, Mandranello fu coinvolta direttamente nelle vicende della Prima Guerra Mondiale. Su ordine dello Stato Maggiore, fu costruita una strada militare per il trasporto di legname dall’altopiano boschivo. A realizzarla furono circa 300 prigionieri di guerra, pagati appena 5 centesimi al giorno. Quel tracciato, oggi nascosto tra la vegetazione, è un segno indelebile della guerra: silenzioso, ma carico di storia e sofferenza. Quella stessa guerra aveva segnato profondamente anche Don Clemente Tomazzolli, figura amatissima del collegio, dove serviva come padre spirituale. Anziano, con la mantella nera e il cappello sempre in testa, camminava tra i tavoli durante i pasti per assicurarsi che nulla andasse sprecato. Era stato soldato, catturato dagli austro- ungarici e destinato alla fucilazione. Sfuggì alla morte gettandosi in un fiume e invocando la Madonna. Da quella promessa nacque la sua vocazione sacerdotale. Nel collegio insegnava a rispettare il pane, le briciole, gli scarti: ogni cosa aveva valore. Anche i soldati di Persano, in servizio alla polveriera di Mandrano, lo conoscevano bene e chiedevano che fosse lui a celebrare la messa domenicale.

La transumanza dei cavalli e il casone della memoria (XVIII – XX secolo): Un  legame tra uomo e natura

Fin dai tempi dei Borbone, Mandranello era tappa centrale per la transumanza dei cavalli della Real Razza di Persano, diretti verso i pascoli del Vallo di Diano. Nel 1949, un ragazzo partecipò con il nonno a un viaggio di 110 km, da Persano a Mandranello, attraversando campagne, stagni e montagne. I cavalli trovavano qui ampi pascoli, mentre i butteri si sistemavano nell’antico casone, un rifugio dotato di cucina, camino e letti al piano superiore. In questo spazio si condividevano racconti di vita e di lavoro, come quello di Pasquale Belmonte, giumentaro morto durante la transumanza del 1801, curato da due medici inviati dal Regio Amministratore di Persano.

Crediti Immagine: http://www.persanonelcuore.it

Mandranello: non solo un ricordo, ma una risorsa da it valorizzare.
Ogni angolo di questa terra racconta storie di uomini, fatica, ingegno e speranza. La sua memoria vive nei suoi sentieri, nei pascoli e nei ruderi che segnano il paesaggio. Mandranello non è solo un ricordo del passato, ma una risorsa inestimabile da riscoprire e valorizzare per le generazioni future.

Fonti:
• Copia del Regio Decreto del 24 novembre 1895.
Ricerche web su archivi digitali di storia locale e siti tematici.

• Monaci prigionieri e orfani nella certosa di Rosario Messone Racconto di Antonino Gallotta, “La transumanza da Persano a

Padula”, su persanonelcuore.it. ©www.padulafoto.it

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