La parrocchia di Sant’Alfonso è relativamente giovane e la sua storia è piuttosto recente. Sorge in un quartiere rurale di grande espansione urbanistica, circondata da ampi spazi verdi. E’ stata dedicata a Sant’Alfonso Maria de Liguori, per onorare la memoria di Alfonso Maina che donò il terreno su cui è sorta. Si articola in due parti distinte: la chiesa e la canonica con gli uffici pastorali, e i locali per il ministero e le attività giovanili. L’interno è a una navata e termina in un ampio e luminoso presbiterio semicircolare. La mensa dell’altare proviene dalla cappella gentilizia del Carmine di casa De Vita-Camera. A sinistra dell’altare il tabernacolo, a destra la fonte battesimale posta in asse con la mensa dell’altare, sottolineano la centralità del Cristo nella comunità ecclesiale. Le artistiche vetrate creano suggestivi effetti di luce e favoriscono il raccoglimento dei fedeli. La chiesa è stata affrescata da Aurel Ionescu che ha voluto riprodurre nell’abside <>. Nel decorare la chiesa l’artista si è ispirato alla teologia bizantina. Gli affreschi di Aurel sono pagine aperte sul mistero di Dio, di perenne catechesi, di silenzio e di meditazione.
Risalente al IX secolo ma di gusto oggi barocco, la chiesa conserva le tre navate originarie (la volta di quella centrale è stata ridipinta, insieme alla cupola, nel 1954) si è arricchita nei secoli con opere commissionate dalle principali famiglie padulesi. Tra tutte, spiccano preziose lavorazioni in marmo e in “pietra di Padula” opera di Andrea Carrara (capolavoro l’acquasantiera sulla destra), nonché mirabili sculture lignee della rinomata famiglia di artisti ed incisori dei Cariello. In chiesa sono custodite anche un’epigrafe proveniente dalla diruta chiesa di S. Pietro Coldilongo e, in sacrestia, il dittico su legno di Stefano Sparano, datato al 1509 e raffigurante i SS. Giovanni Evangelista e Agostino (proveniente da S. Agostino). Rilevante è altresì il fondo documentario e archivistico della chiesa, in cui si segnalano le 147 pergamene che vanno dal febbraio 1371 al dicembre 1829. Presso la chiesa, sorge la seicentesca Casa Netti, ora proprietà Cariello, con struttura fortificata ed imponente portale. Nel cortile in pietra, ancora aleggia lo spirito rivoluzionario dei fratelli protagonisti della Repubblica Partenopea del 1799, ricordati in un’iscrizione latina sul pozzo.