Da fonti note, la storia del Palazzo San Giacomo con annessa Chiesetta inizia in epoca angioina.
Una data certa è l’anno 1333 durante il regno di Roberto D’angio, anno di fondazione del casato di Buonabitacolo (paesino a pochi chilometri da Padula) attraverso un atto stipulato nel palazzo San Giacomo da Guglielmo Sanseverino (signore di Padula, Sanza e Policastro – figlio di Tommaso conte di Massimo e fondatore della Certosa di San Lorenzo), alla presenza del giudice Silvestro Pellegrino, il notaio Pietro Vulcano di Padula e di alcuni testimoni.
Il 4 giugno 1507 il re Ferdinando Secondo d’Aragona detto il cattolico, concesso il regno dei San Severino (compresa Padula con il castello e il palazzo di San Giacomo) ai nobili fratelli e Giovanni e Antonio de Cardona.
Con un decreto del regno del 19 ottobre 1513 il palazzo fu trasferito a Maria de Cardona (marchesa di Avellino, di Padula e del casale di Buonabitacolo, benefattrice di feudi), che lo abitò fino alla metà del XVI secolo, anni del passaggio del paese con le altre proprietà a Nicola Grimaldi (principe di Salerno) e, successivamente, i signori D’Avalos.
Nella metà del seicento i Davalos vendettero Padula e, quindi, anche il palazzo della Certosa di San Lorenzo
Da una descrizione del sacerdote Antonio Sacco autore di quattro dei quattro volumi postumi al 1930 intitolato alla Certosa di Padula, disegnata, e descritta e narrata su documenti inediti) il palazzo San Giacomo constava di una scala a doppia rampa con il pianerottolo di accesso ad una sala con cinque camere a sinistra e due a destra. Al di sotto di tale piano vi erano sei camere per i servitori.
Al palazzo si accedeva tramite un cortile chiuso da muri sui quattro lati con stalla ed un camerone sopra l’abitazione degli stallieri. Oggi, per modifiche apportate negli anni al palazzo da parte dei vari proprietari succedutesi per eventi naturali quali il terremoto del 1857 e le due alluvioni del vicino torrente fabbricato alla fine dell’ottocento di tale descrizione resta il cortile il corpo principale abitativo mentre mancano la scala doppia rampa e il corpo collegato al corpo principale.
Fonte: Da una descrizione del sacerdote Antonio Sacco autore
Da fonti note, la storia del Palazzo San Giacomo con annessa Chiesetta inizia in epoca angioina.
Una data certa è l’anno 1333 durante il regno di Roberto D’angio, anno di fondazione del casato di Buonabitacolo (paesino a pochi chilometri da Padula) attraverso un atto stipulato nel palazzo San Giacomo da Guglielmo Sanseverino (signore di Padula, Sanza e Policastro – figlio di Tommaso conte di Massimo e fondatore della Certosa di San Lorenzo), alla presenza del giudice Silvestro Pellegrino, il notaio Pietro Vulcano di Padula e di alcuni testimoni.
Il 4 giugno 1507 il re Ferdinando Secondo d’Aragona detto il cattolico, concesso il regno dei San Severino (compresa Padula con il castello e il palazzo di San Giacomo) ai nobili fratelli e Giovanni e Antonio de Cardona.
Con un decreto del regno del 19 ottobre 1513 il palazzo fu trasferito a Maria de Cardona (marchesa di Avellino, di Padula e del casale di Buonabitacolo, benefattrice di feudi), che lo abitò fino alla metà del XVI secolo, anni del passaggio del paese con le altre proprietà a Nicola Grimaldi (principe di Salerno) e, successivamente, i signori D’Avalos.
Nella metà del seicento i Davalos vendettero Padula e, quindi, anche il palazzo della Certosa di San Lorenzo
Da una descrizione del sacerdote Antonio Sacco autore di quattro dei quattro volumi postumi al 1930 intitolato alla Certosa di Padula, disegnata, e descritta e narrata su documenti inediti) il palazzo San Giacomo constava di una scala a doppia rampa con il pianerottolo di accesso ad una sala con cinque camere a sinistra e due a destra. Al di sotto di tale piano vi erano sei camere per i servitori.
Al palazzo si accedeva tramite un cortile chiuso da muri sui quattro lati con stalla ed un camerone sopra l’abitazione degli stallieri. Oggi, per modifiche apportate negli anni al palazzo da parte dei vari proprietari succedutesi per eventi naturali quali il terremoto del 1857 e le due alluvioni del vicino torrente fabbricato alla fine dell’ottocento di tale descrizione resta il cortile il corpo principale abitativo mentre mancano la scala doppia rampa e il corpo collegato al corpo principale.
Fonte: Da una descrizione del sacerdote Antonio Sacco autore