Padula – XXVII edizione di “Presepi in mostra”
E’ aperta al pubblico la XXVII edizione di “Presepi in mostra”, quest’anno, come novità, è stata presentata la piazza di S. Arsenio com’era ai primi 900. Per Sant’Arsenio (SA), ha significato molto. Gli Amici del presepe – sez. di Padula-, infatti, hanno realizzato un vero e proprio “miracolo”, con 47 statuine presepiali donate da Beppe Onramado lo scorso anno. Tutte le statuine, di varie misure, sono realizzate in terracotta dipinta e interamente a mano. Sono espressione viva di quella categoria di artisti, che in paese va sotto il nome di “santari”. Di tali artisti/artigiani si hanno tracce documentali a partire dal ‘700, per arrivare fino agli ’30-’40, del secolo scorso.
Le statuine sono attribuite ad Angelo Flora o a Luigi Flora. Ambedue i Flora erano dimoranti tra via Sant’Antonio e rua Stella prima (via Antonio Cafaro oggi) e rua del Ceraso poi (via Pasquale Giliberti). Di Luigi Flora si conoscono molte più informazioni grazie al fatto che, egli ha plasmato diversi manufatti sacri in terracotta policroma (statuette devozionali) per poi emigrare prima del ‘900, verso gli States.
Le statuine presepiali sono state contestualizzate in una quinta scenografica santarsenese, di cui oggi, purtroppo, non è possibile ravvisarne più l’esistenza se non solo su fotografie d’epoca. L’ estro e la bravura artistica dei soci dell’Ass.ne Amici del Presepe, ha, però, ricostruito “con libertà” la suddetta quinta scenica di Piazza del Plebiscito (piazza Mons Antonio Pica -oggi), e il risultato è di grande impatto emotivo, artistico e culturale ed è sotto gli occhi di tutti!
È sintomatico come alcuni santarsenesi e più propriamente i residenti al civico della casa, che era stata di Angelo Flora, negli anni ’60 del secolo scorso, di questi tempi si recavano ai Vadduni per prelevare la creta. Ne creavano blocchi da infilare ad un bastone centralmente posto. Il tutto si portava in spalla e si scendeva in paese.A casa, riferisce uno dei protagonisti di questo racconto: “plasmavo le statuine con la creta -magnifica-, le modellavo e poi le depositavo sotto la cenere. Una volta cotte -alla meglio-, le dipingevo con i colori ad acquarello. Molte volte cadeva qualche braccio o qualche piede, ma andavano bene lo stesso per il presepio. Non mancavano neppure gli spettatori, che ammirati ad occhi sgranati osservavano queste -opere d’arte-“.
Credits:
Cenni storici : Beppe Onramado
Foto: Padulafoto.it
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