Certosa di San Lorenzo: camminando nel parco, lungo le antiche mura, si possono osservare i resti di antiche condotte d’acqua in terracotta. Queste condotte, realizzate in argilla cotta, erano particolarmente resistenti e venivano prodotte in diverse dimensioni, poi unite tra loro per formare lunghe file che potevano estendersi per centinaia di metri. L’acqua era convogliata da sorgenti, fiumi o acquedotti verso le celle e i vari ambienti del complesso.
Spesso, il sistema sfruttava la forza di gravità per far scorrere l’acqua, senza la necessità di pompe meccaniche. Le condotte erano leggermente inclinate per garantire un flusso costante, e le giunzioni tra i tubi venivano sigillate con materiali naturali come argilla o stoppa per evitare perdite.
L’uso della terracotta presentava numerosi vantaggi: era un materiale naturale e abbondante, resistente agli agenti atmosferici, isolante e privo di sostanze tossiche, garantendo quindi la purezza dell’acqua.
I Romani furono maestri nell’ingegneria idraulica, costruendo vasti sistemi di acquedotti e condotte in terracotta per rifornire le loro città. Anche altre civiltà, come i Greci e i Mesopotamici, utilizzavano condotte simili per la gestione delle risorse idriche.
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