Museo Archeologico Provinciale della Lucania Occidentale

La Storia

Il Museo Archeologico Provinciale della Lucania Occidentale.

Allestito nel 1957, grazie soprattutto all’infaticabile opera dell’allora direttore dei Musei Provinciali di Salerno, professor Venturino Panebianco, e dei suoi collaboratori, il Museo Archeologico Provinciale della Lucania Occidentale è un’istituzione della Provincia di Salerno, che ha ancora in uso i locali della Certosa riservati a tale utilizzazione. Sebbene fin dal 1878 il Direttore generale dei Musei e degli Scavi di Antichità d’Italia, Giuseppe Fiorelli, avesse sollecitato la raccolta nella Certosa di San Lorenzo di tutti i reperti venuti alla luce nell’intero Vallo di Diano, soltanto a seguito delle sistematiche campagne di scavo, iniziate nel 1955 ad opera della direzione dei Musei provinciali di Salerno, nella zona compresa tra Sala Consilina e Padula, si ripropose la necessità di raccogliere in un unico contenitore gli oggetti dei ricchissimi corredi tombali restituiti da oltre 1300 tombe, databili tra il nono ed il quarto secolo a.C. Tutto questo materiale ha permesso anzitutto di riconoscere per la prima età del Ferro la presenza di popoli che, accanto al rito dell’inumazione, praticavano quello della cremazione del defunto. D’altro canto, i corredi documentano gli stretti legami delle genti valligiane con la Lucania propriamente detta, nonché i fervidi rapporti commerciali con le colonie greche fondate lungo le coste. L’attuale allestimento dei materiali archeologici della cosiddetta “Sala L” della Certosa, che rappresentano solo un’esemplificazione degli oltre quindicimila oggetti rinvenuti nelle necropoli di Sala Consilina e Padula, non corrisponde al disegno iniziale. Il Museo, infatti, era originariamente sito nel Refettorio, nel 1966 fu trasferito nell’appartamento del priore, e solo nel 1990 nella sua sede odierna. Da una limitata scelta di corredi della prima Età del Ferro (IX-VII sec. a.C.) – con gli ossuari di impasto di tipo villanoviano, spesso coperti da imitazione in argilla dell’elmo di bronzo, la caratteristica ceramica con decorazione “a tenda”, i numerosi bronzi (le armi e i rasoi per i corredi maschili, i fusi per quelli femminili, le fibule comuni agli uni e agli altri anche se di forme diverse per i due sessi); il visitatore passa ad una più ampia esposizione dei corredi successivi di VII e VI sec. a. C., dove accanto al ricchissimo repertorio di forme della ceramica locale con decorazione geometrica dipinta in rosso e in nero (kantharoi, brocche, fiasche, gli askoi a paperella), appaiono i vasi importati: le coppe ioniche, gli aryballoi corinzi, i balsamari di tipo rodio del sesto secolo, e, sullo scorcio del secolo, le kylikes attiche a vernice nera, le coppe e le lekythoi a figure nere. Sono poi esposti i corredi tombali di sesto e quinto secolo avanti Cristo rinvenuti nei pressi di Padula, (scavi di Valle Pupina), con vasi attici anche di notevoli dimensioni a figure nere e figure rosse di pregevole fattura, bacili di bronzo e corredi di IV sec. a. C. con vasi a figure rosse di fabbrica campana e pestana e ceramica a vernice nera. Non mancano tuttavia oggetti anche più tardi, come le antefisse a testa di Menadi e Sileni ellenistiche, rinvenute tra Atena Lucana e Sala Consilina, una base con dedica ad Esculapio, alcuni frammenti di mosaici provenienti da una villa romana di età imperiale rinvenuti nella campagna di Padula. Nel Chiostro dei Procuratori, infine, sono collocati alcuni capitelli figurati databili al terzo secondo secolo avanti Cristo, simili ai capitelli del Capitolium di Paestum, provenienti da un analogo edificio di Teggiano ed alcune iscrizioni e statue funerarie di età romana provenienti da Atena Lucana.

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